Nulla come il viaggio è così profondamente umano, né così intimamente cristiano. Due sono però gli aspetti caratterizzanti del viaggiare in Cristo: il farlo insieme e la certezza di una mèta. Necessari antidoti, rispettivamente, alla paura della solitudine e alla solitudine della paura.
Don Claudio, dal quale ci congediamo con questo numero speciale de L’eco dopo dieci anni di cammino insieme, ha sempre insistito sui due aspetti correlati e ha improntato su di essi la sua pastorale. Insieme al costruire, materiale e spirituale, il viaggio è metafora uniformante dei contributi che qui abbiamo raccolto fino a costituirne una sorta di filo conduttore.
Quanti hanno avuto l’occasione di lavorare al suo fianco nella Vigna del Signore che è in Trento Solteri sentono forte l’esigenza di un «grazie» proprio per questo: per averci portati fuori e costretti – non di rado con la spigolosità e la ruvidezza di chi vede la mèta e non vuole attardarsi per la strada – ad uscire dalle nostre certezze, comodità, piccole nicchie dell’abitudine.
Per averci invitati a cambiare cielo, ogni tanto, a riprendere fiato lontano dalla quotidianità: ecco perché molti dei contributi, in testo e immagini, non hanno come cornice la parrocchia ma la nostra splendida Italia, culla della cultura e della spiritualità. Speriamo di essere riusciti a crescere come voleva Lei, caro don Claudio: a cambiare cielo e insieme a cambiare animo.
Di tutto, grazie.
Giovanni Ceschi
L’eco dei Martiri anno XVII n° 1 – Settembre 2017 – Grazie, don Claudio